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Toma Nenov

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Dot. Proff. Luigi Cavadini

 

 

 

 

 

TOMA NENOV 

 

Corpi che prendono forma sottraendosi a una struttura architettonica o architetture che maturano inglobando le forme armoniose di un corpo: è questo il dilemma posto dall’opera scultorea di Toma Nenov, un’opera che ha preso consistenza in tempi recenti, dopo anni di ricerche che hanno scandagliato il mondo della pittura per approdare in modo deciso e convincente alla terza dimensione di oggi. 
La forma classica, plastica e solida, del corpo (indiscutibile nella sua bellezza e sensualità) si intreccia qui con una “costruzione” dura e spigolosa che racchiude e manifesta le fatiche dell’uomo. Un gioco di contraddizioni che esprime la situazione attuale (che è quella di sempre) dell’essere umano, alto nella sua essenza, ma costretto da vincoli che gli impediscono di prendere il volo. L’artista riesce comunque, pur in questa situazione discordante, a dare eleganza a queste figure che vivono la costrizione come elemento naturale del proprio essere, traendo da essa stimolo ulteriore per una presenza forte, densa di significati e di sollecitazioni. A ciò contribuisce indubbiamente l’articolazione dell’architettura che poggia - quasi testa - sul torso della figura: reliquiario dalle forme regali, luogo di concentrazione dello spirito, grande occhio determinato dalla convergenza delle forme che si fanno via via più concrete, definendosi nella perfezione della geometria. Il senso di una metamorfosi di reminiscenza mitologica si riversa nel mistero implicito in queste figure, singole o in coppia intrecciate in un coinvolgimento estremo. 
Da una parte la “terrestrità” dell’essere, piantato solidamente sulla terra, a volte quasi in essa radicato; dall’altra lo slancio, la tensione verticale che si concentra là in alto nella grande pietra preziosa - che senti trasparente e folgorante - saldamente incastonata nell’intreccio di forme orizzontali/verticali che mimano le tensioni dell’uomo, costituendosi a volte, nel loro divenire, in intriganti triangoli dalle valenze assolute (ma con la punta rivolta verso il basso ad indicare lo stretto rapporto con la terra).
Da sottolineare, infine, la solidità dell’impianto scultoreo che chiama, per questi lavori, una dimensione monumentale che darebbe ad essi una forza e una pregnanza di significati ancora più estesi.

Dot. Proff. Luigi Cavadini    2007

 

 

06.06.2007

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