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Toma Nenov

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OTTORINO VILLATORA

 

 

SCULTORE E PITTORE

                                            “TRASFORMAZIONI”

TOMA NENOV, in arte AMRITA, ormai addetto ai lavori dal 1990, presente negli ambienti artistici nazionali e internazionali con una ventina di esposizioni personali, esibisce otto sculture in bronzo ed otto sculture in argilla-terracotta, altezza fino a 80 cm, una produzione, che va dal 2005 al 2006, e che denomina “TRASFORMAZIONE”.

TOMA, nella sua duplice operazione, 8 terracotte porose rossastre, 8 bronzi a cera persa, grezzi -patinati - lucidati, nel rapporto di copia-modello, porta al centro della sua espressione antropomorfa il “CORPO”, maschile - femminile, nella fascinosa staticità del torso e, alle estremità, la mobile e incommensurabile complessità della mente, in cui l’uomo è il “fluidificatore” estremo, che si muove attraverso i suoi “geroglifici”, “le bizzarre figure”, secondo Franco Rella, che giacciono in profondità, scoprendo la scrittura cifrata delle nuvole (cielo) e dei fiori (terra), fino all’ultimo segreto, dove egli vede, alla fine, ancora se stesso, la sua anima, fonte di perenne energia.
E TOMA, con armonioso equilibrio, evita le dilatazioni scomposte del gesto, gli arcaismi monumentali, le plasticità amorfe rigide, l’estrema, esistenziale erosione fino allo scavo, le artificiosità virtuali contemporanee e richiama la contemplativa forma greca e la misura classica rinascimentale o l’ideale estetico di Winckelmann nella centralità anatomica (collo – petto – addome), mentre, nelle estremità del sopra-sotto, innesta una “trasformazione” o “metamorfosi” di stampo romantico, personalmente, uno “Strum und Drang”, più esistenziale e filosofico.
Già la materia colorata (terracotta) e variante (bronzo), tra pittura e scultura, forza la sua “trasformazione”, sempre nella forma contigua della metonimia, per trovare quell’unità del condizionato e dell’incondizionato, che continuamente, tra vecchio e noto, si volge l’occhio diverso della vita, come ben evidenzia Beaudelaire, nei suoi “Diari intimi”, nella dinamica della “vaporizzazione dell’IO” e nella statica “Centralizzazione dell’IO”.

Così, Toma estremizza, metamorfizza, vaporizza la figura nella sua parte presentativi, e non sposta l’oggetto dal proprio contesto (Duchamp), ma lo incorpora e lo recupera nei suoi “poteri assopiti”, di cui parla Foucault, nell’eccedenza del sublime energetico e conturbante.
Le forme ruotanti, lamellate e, nel bronzo grezzo o patinato o lucidato a punti specifici, crea architettura, che “fiorisce”, dove la diversità dei segni o delle luci si legittimano solo in quanto esiste una relazione di somiglianza tra il testo “primo” e l’infinito “secondo” dell’interpretazione. Ciò che affascina, in Toma, è questa perizia sapiente del costruttore e dell’ideatore, dentro un grande viaggio delle differenze, che costituiscono la superficie del suo mondo, e, nello stesso tempo, la superficie del cielo e della terra, il luogo dell’avventura tra l’Eros e il Caos.
L’artista progetta, trasforma, con energia illuminante, l’ombra dei corpi e delle cose, che ostacolano la seconda vista dell’anima e il suo sguardo scopre il mondo animato come intreccio di forme, di tensioni, di immagini nel rapporto dialettico, nel momento della decostruzione e il momento della costruzione di un “nuovo” linguaggio, analiticamente valido, perché dipende dalla sua coerenza interna dinamica e non da fatti esterni statici.
Ed è, in fondo, il risultato completo ed autentico, che si allinea con il suo appassionante impegno e cpn la sua ricerca, che egli delinea, in un breve scritto, in merito alla sua ultima attività: “La creazione è completa nella sua perfezione, nel piccolo e nel grande. Possiamo dire “piccolo” e “grande”, pensando alla misura stabile e precisa nella sua immensa complessità: uno strumento ed un meccanismo “perfetto”, che permette l’esistenza… del nostro essere nella terza dimensione. Ma l’individuo ha la possibilità di attingere “oltre”, per capirsi ed autodefinirsi uomo umano “sapiens”. L’arte cerca la formula di coesistenza armonica di tutte le dimensioni ed è in grado di esprimere la diversità e la complessità dell’universo e la forma del corpo umano… il principio del funzionamento è universale”.

Lugano
27.3.2006      OTTORINO VILLATORA 

 

 

27.03.2006

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